martedì 29 luglio 2008

LA STORIA DI TIGRE



Esattamente un mese fa la nostra adorata Tigre ci ha detto "arriverderci" e ieri, mentre la ricordavo, il pensiero mi andava al giorno in cui la prendemmo alla Festa di Quintomondo.
Avevamo 15 giorni prima preso Tombolino e passeggiavamo mia moglie, Tombolino ed io per i prati del Parco della Bolognona, quando vedemmo arrivare la vosta volontaria Sonia con questa canetta tigrata che portava un bellissimo nastro giallo (che custodisco tra i trofei dei miei cani) con su scritto "cerco casa". Incontrai i suoi occhi grandi come due leccalecca (sai quelli tondi tondi che succhiano i bambini) e lì mi catturò con la sua dolcezza. Subito chiesi notizie a Sonia che mi raccontò la sua triste storia. Mia moglie, capito il pericolo, incominciò subito a dire: "No! Peppe, no! Te prego, no"!!!
Cominciò subito il mio lavoro ai fianchi di mia moglie e passai tutta la mattinata e parte del pomeriggio per convincerla. Intanto gli altri volontari della festa che avevano saputo le mie intenzioni, ogni tanto, passavano e con sguardi ammiccanti mi chiedevano come andasse il mio lavoro su Graziella.
Era ferma come una roccia, non schiodava. Intanto Tigre stava in braccio a Sonia che continuava a parlare bene di lei e poi ebbe la pensata geniale e disse a Graziella se gliela teneva un attimo e io con Tombolino le proposi quattro passi nel parco, senza perdere di vista Sonia. Ma il colpo di grazia arrivò quando una volontaria, della quale ora non ricordo il nome, si avvicinò a Graziella e le disse di darle Tigre perche doveva rimetterla nel furgone per riportarla al canile poichè ormai si era fatto tardi.
Graziella si accorse che a me, nel frattempo, mi si erano gonfiati gli occhi di lacrime e quasi senza capire quel che dicesse: "Ma no! Lei viene con noi, vero Tigretta bella"?
La festa quasi si fermò e voi tutti di Quintomondo a festeggiare la cosa e a salutare con abbracci e baci la piccola Tigre che andava a casa di Tombolino che si era messo afare feste anche lui.
Lì quel giorno la gioia era solida, si toccava con le mani.
Tigre, all'epoca, doveva prendere tutti i giorni il Femara e dopo mille raccomandazioni e suggerimenti dei volontari, ci salutammo e tornammo a casa con Tigre che non capiva bene quel che le stava accadendo.
In macchina mia moglie mi colmò di mille domande tra le quali anche quella se secondo me la canetta fosse abituata a fare le sue cosine fuori in giardino e io ovviamente la rassicuravo sul fatto che non avremmo avuto nessun tipo di problema.
Appena entrati dentro casa, Graziella va nell'altra stanza... e la piccola Tigre? Che mi fa? Mi smollacchia una pirillina lunga 2 metri nel corridoio. PANICO allo stato puro! Più veloce della luce: segatura, scopa, raccoglimondizia, straccio, scopettone, apertura giardino... cani fuori all'aperto... e Tigre che mi fa? Seconda pirillina davanti a Graziella che tutta contenta mi dice: "Bello! Avevi ragioni! Hai visto? Ha aspettato che la portassi in giardino!"
Sentivo gioia, rimorso, preoccupazione, compiacimento per il mio dolce e piccolo inganno, complicità, affetto e amore per la mia piccola Tigre. L'aria, in quel momento in giardino, era frizzante... frizzante come la mia anima.
Dopo qualche tempo, raccontai l'accaduto a Graziella e ne rise tanto, ma ormai era così tanto innamorata della piccola Tigre, che per lei fu l'occasione buona per farle l'ennesime coccole.
Quando ultimamente Tigre si è ammalata, ogni tanto, non ce la faceva a raggiungere il giardino per fare la sua pirillina e la smollacchiava per casa e Graziella, aiutandola a riguadagnare la sua cuccia, l'accompagnava dicendole dolcemente nelle sue orecchie: "Tranquilla amore, tranquilla. Non diciamo niente a Papy".

1 commento:

Anonimo ha detto...

è una bellissima storia..e tigre era stupenda..aveva 2 occhietti vispi e allo stesso tempo cosi dolci..è stata fortunata,seppur non piu giovane,ad incontrarvi,si è riunita a tombolino e ha vissuto felice con 2 persone straordinarie
con affetto,
alessia